PMA: l’inizio del percorso


La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è un percorso a tappe, ognuna delle quali richiede un impegno emotivo importante. Entrambi i partner sono coinvolti, sin dall’inizio, con bisogni e aspettative spesso differenti.

L’inizio del percorso di PMA, quindi, può essere complesso e doloroso e il supporto psicologico aiuta la coppia ad attraversare tutte le fasi, tappa dopo tappa. In questo articolo ne parliamo con la Dottoressa Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta.

Perché proprio a me?

Desiderare un figlio e sperimentare l’impossibilità di concepirlo è un’esperienza molto complessa e dolorosa. Complessa, perché ha a che fare con la sfera psicologica, sociale e relazionale della coppia; dolorosa, perché ci si confronta con un dolore che ha a che fare con l’individuo, che sperimenta l’impossibilità di diventare mamma e papà, e con la coppia stessa, per l’irrealizzabilità del progetto condiviso.

Quando il tempo passa, con il ripetersi dei continui tentativi naturali che non vanno a buon fine la coppia si spaventa. Si chiede: “Come mai proprio a me sta succedendo questo?”, si cercano spiegazioni plausibili, questo perché l’infertilità è una variabile imprevista.

Tutti pensano di poter controllare quando avere un bambino, ma la realtà non sempre è così: sono sempre di più le coppie, infatti, che devono lottare contro l’infertilità. Quando poi le paure diventano ancora più concrete, spesso è la donna che si attiva per prima, cerca informazioni in rete, un centro di fecondazione assistita.

A volte la donna si presenta da sola in prima visita dallo specialista e lo fa perché le donne sono informate, quindi più consapevoli. A volte, però, questo succede perché si sentono le uniche responsabili del progetto genitoriale, qualora ci dovesse essere qualche difficoltà.

L’importanza di condividere tutto in coppia

La verità è che è molto importante in questa fase fermarsi, esplicitare al proprio partner le paure, i timori, i pensieri per poi decidere insieme che cosa fare. Bisogna tenere in mente che, qualora ci sia un problema che impedisce il concepimento, quel problema è sempre della coppia, il paziente infertile è la coppia, il problema è di entrambi.

Così, se la coppia decide di fare degli approfondimenti diagnostici, è importante una compartecipazione fisica ed emotiva congiunta. Lo sappiamo, molti uomini non sono abituati a fare tanti esami a volte fanno fatica, sono resistenti. Ma è anche vero che l’uomo si attiva quando si sente coinvolto e si sente coinvolto e responsabilizzato quando noi in qualche modo lo rendiamo partecipe.

Le emozioni, anche quelle negative, vanno attraversate. Insieme.

Se la coppia decide di iniziare un ciclo di fecondazione assistita, è molto importante arrivarci insieme perché è in due che si diventa genitori.

L’incontro con lo specialista solleva spesso delle ambivalenze perché, da una parte, rappresenta la speranza di poter risolvere il problema ma, dall’altra, l’eventuale conferma di una diagnosi di infertilità riapre delle ferite emotive che erano legate ai tentativi naturali non riusciti. Vengono fuori la paura, la rabbia, il senso di smarrimento, il senso di inadeguatezza. Sono tutte emozioni assolutamente comuni e normali tra le coppie che lottano contro l’infertilità, emozioni che vanno attraversate, perché solo così possono essere superate.

Infatti, è fondamentale accettare ed essere consapevoli dell’esistenza di un problema, accettare il disagio che ne deriva. Ciò significa accogliere il dolore, per poi elaborare o integrare una parte di sé che non funziona come vorremmo senza lasciarci definire da quella stessa parte. Troppo spesso, infatti, le coppie si definiscono in base alla loro diagnosi, addirittura si assumono la responsabilità di un eventuale ciclo che fallisce.

La PMA non è una soluzione certa, ma è un’opportunità

La verità è che non possiamo essere colpevoli di qualcosa che non possiamo controllare. Inoltre, l’infertilità è una patologia che non può in alcun modo definire la persona: le coppie sono molto più della loro infertilità.

Un altro aspetto molto importante è l’atteggiamento mentale con il quale affrontiamo il percorso. È fondamentale mantenere un atteggiamento di ottimismo, voler risolvere il problema, ma bisogna anche avere la consapevolezza che la PMA, per quanto sia un’ottima possibilità per le coppie, non è detto che rappresenti la soluzione certa. Quindi, vivere il percorso mettendo in preventivo solo il successo fin da subito può aumentare i livelli di delusione e sconforto qualora dovesse verificarsi un primo fallimento.

È altrettanto vero il contrario: vivere il percorso solo in termini di pessimismo è disfunzionale, perché è legato alla credenza irrazionale di non volersi illudere per non soffrire. Escludere di poter diventare mamma e papà mentre si fa la PMA, però, aumenta e non diminuisce la sofferenza. D’altronde, non basta cogliere il dolore se poi non c’è l’attitudine a mantenere viva la speranza, a darle consistenza.

Il valore del supporto psicologico

È fondamentale che i medici informino le coppie su quelli che sono gli step che affronteranno durante la PMA, su quelle che possono essere le cose più faticose, come le attese o gli esiti incerti. Soprattutto, l’accompagnamento psicologico è un’ottima risorsa.

Il supporto psicologico serve a preparare psicologicamente le coppie ad affrontare la PMA. Le aiuta non solo a legittimarle e a poter parlare di un problema in uno spazio protetto e sicuro ma soprattutto il supporto psicologico aiuta la coppia a ritrovare quelle risorse necessarie a vivere il percorso con più serenità.

Guarda RaccontARTi, storia di un percorso, la mini-serie sviluppata con Georgette Polizzi.

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