Dati ISTAT sulla natalità: una fotografia dell’Italia che cambia
Gli ultimi dati ISTAT tratti dal Report Natalità 2020 dell’Istituto Nazionale di Statistica mettono in luce il calo di natalità in Italia dell’ultimo periodo, probabilmente legato al clima di incertezza e di restrizioni relativo alla pandemia.
Vi è un forte impatto della pandemia sulle nascite
L’emergenza pandemica ha avuto un impatto senza precedenti sulla popolazione, creando molta preoccupazione e instabilità. Ciò si è riflettuto anche nella scelta di avere figli: il rinvio del concepimento è evidente dai dati di novembre e dicembre 2020. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a novembre 2020 il calo delle nascite è del -8,3% e a dicembre arriva al -10,7%.
In particolare, nel Nord-ovest, la zona d’Italia più colpita dalla pandemia durante la prima ondata, a dicembre il calo tocca il 15,4%. A gennaio 2021, si registra la massima riduzione di nati a livello nazionale (13,6%). Il forte calo dei nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, dopo quello già marcato degli ultimi due mesi del 2020, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia.
D’altro canto, è interessante notare l’aumento del 4,5% dei nati osservato a marzo 2021 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente; forse riconducibile all’impressione di superamento dell’emergenza vissuto nell’estate del 2020, fase di transizione tra le due ondate epidemiche del 2020. L’andamento dei nati rimane debolmente positivo nel mese di aprile (+1%) per poi crollare soprattutto nei mesi di giugno (-5,9%) e luglio (-5,8%).
La contrazione delle nascite ha riguardato soprattutto i nati all’interno del matrimonio, da genitori molto giovani o da genitori stranieri.
Il calo della natalità causato da incertezze sociali è caratteristico nella storia, si possono fare dei paralleli tra altre situazioni di incertezza e il conseguente stop riproduttivo. Per esempio, statistiche riferite agli anni dopo il disastro di Chernobyl del 1986 documentano come, nove mesi dopo la grande paura per l’arrivo della nube radioattiva, le nascite in Italia abbiano subito un ribasso. Un forte calo è rilevato a febbraio 1987 che arriva al 10% di nati in meno rispetto al dato dello stesso mese nei bienni adiacenti (1985-1986 e 1988-1989); analoghe contrazioni sono state registrate anche a marzo (-6%), aprile (-3%), maggio (-5%) e giugno (-2%) dello stesso anno.
La scelta di diventare genitori avviene in età più adulta
I dati ISTAT mostrano una popolazione che decide di diventare genitore sempre più tardi.
Confrontando le percentuali sulla fecondità per età del 1995, del 2010 e del 2020 si osserva uno spostamento della fecondità verso età maggiori. Rispetto al 1995, i tassi di fecondità sono cresciuti nelle età superiori a 30 anni mentre continuano a diminuire tra le donne più giovani. Questo fenomeno è ancora più accentuato considerando le sole donne italiane. Rispetto al 1995, l’età media al momento del parto aumenta di oltre due anni, raggiungendo i 32,2 anni; come cambia anche l’età media alla nascita del primo figlio, che aumenta di 3 anni rispetto al 1995, attestandosi a 31,4 anni.
La decisione di fare un figlio ad un’età più avanzata rischia di avere importanti risvolti sul successo riproduttivo. Infatti, l’età femminile della gioca un ruolo fondamentale sulla capacità riproduttiva: la fertilità della donna risulta massima tra i 20 e i 30 anni poi decresce, in modo repentino dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa progressivamente sempre più difficile.
La spiegazione alla base di questo dato biologico risiede nel fatto che con il passare del tempo si ha una progressiva riduzione del patrimonio follicolare e un aumento percentuale di ovociti con alterazioni cromosomiche.
Il numero di figli per ogni donna si sta abbassando
Il record di denatalità in Italia è confermato anche dai dati che seguono.
Nel 2020 il numero di figli medio delle cittadine italiane è passato da 1,18 del 2019 a 1,17 nel 2020, attestandosi sotto il minimo storico del 1995. Considerando il territorio, Il numero medio di figli per donna è in calo al Nord (da 1,16 a 1,14) simile al Sud (da 1,23 a 1,21), mentre resta stabile al Centro (1,11).
Infertilità. Una coppia su 5 non riesce ad avere figli
La pandemia ha probabilmente accentuato il calo della natalità, che però è anche correlato alla difficoltà di molte coppie di procreare per vie naturali, a causa di problematiche legate alla fertilità maschile o femminile. È perciò importante aver consapevolezza sui fattori che influenzano negativamente la fertilità come il fumo, l’obesità e la sedentarietà. Inoltre, attenzione deve essere data anche alle infezioni a trasmissione sessuale che rappresentano un importante fattore di infertilità, sia femminile che maschile.
L’invito alla donna nell’eseguire screening ginecologici periodici, con ecografia ginecologica e pap-test è fondamentale per ridurre la possibilità che si sviluppi una determinata patologia.
Fonte: ISTAT – NATALITÀ E FECONDITÀ DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE | ANNO 2020. Disponibile al link: https://www.istat.it/it/files//2021/12/REPORT-NATALITA-2020.pdf