Avanzamenti delle tecnologie di riproduzione assistita
I progressi della medicina della fertilità e delle tecnologie di riproduzione assistita (ART, Assisted Reproductive Technologies) hanno compiuto passi da gigante negli ultimi decenni, consentendo a sempre più coppie di realizzare il sogno di diventare genitori. Di fatto, le procedure come la fecondazione eterologa e il congelamento degli ovociti sono in aumento in tutto il mondo. Per esempio, il ricorso a quest’ultima metodica negli Stati Uniti ha avuto un incremento di quasi 15 volte negli ultimi sette anni. Per quanto riguarda l’Europa, una direttiva dell’Unione Europea (UE) ha fissato alcuni standard relativi all’uso di tessuti e cellule umane, ma tutte le questioni etiche e legali sulla ART sono ancora nel margine di discrezionalità a cui hanno diritto gli Stati membri dell’UE e sono quindi una prerogativa della legislazione dei singoli Paesi.
Come dato complessivo, nel 2015, in tutta Europa, sono 157.500 i bambini nati tramite ART.
Scenario europeo a scacchi
In Europa, le normative nazionali variano da quelle più permissive a quelle relativamente più rigide. Non solo, alcuni Paesi non hanno nemmeno una legislazione mirata e la procreazione medicalmente assistita è regolata dalle sole norme sanitarie generali.
In Francia, solo le coppie eterosessuali con infertilità medica o altre gravi condizioni che inducano infertilità possono richiedere trattamenti ART. La Spagna, invece, è stato il primo Paese europeo a consentire l’accesso alla ART a tutte le donne, nel 1977. Nello stesso anno è stata aperta anche la prima banca del seme.
In ogni caso, negli ultimi 15 anni le varie legislazioni hanno presentato rapide evoluzioni. Per esempio, il Portogallo, che aveva reso disponibile l’ART nel 2006 con condizioni molto simili a quelle della Francia, nel 2016 ha modificato la propria legislazione, per consentire anche alle coppie lesbiche e alle donne single di beneficiare dell’ART.
Cosa succede in Italia
L’Italia ha stabilito i propri standard legali nel 2004, adottando le leggi più severe d’Europa, rendendo così l’ART disponibile solo per le coppie eterosessuali, sposate o no; nel contempo era vietata la donazione di sperma. Tale legislazione ha tuttavia presentato notevoli difetti in termini di fattibilità costituzionale; la Corte costituzionale italiana ha infatti emesso diverse sentenze al riguardo, così come la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2012, determinando, nell’aprile 2014, la cessazione del divieto alla fecondazione eterologa in Italia. Inoltre, il Codice Etico Medico Italiano ha sancito una serie di standard per la procreazione medicalmente assistita, all’articolo 44, che riflette l’evoluzione giuridica della giurisprudenza italiana nel corso degli anni.
Il turismo della fertilità
Sono molte le coppie eterosessuali e omosessuali, come pure donne e uomini single, che vogliono avere una prole. Spesso si rivolgono a cliniche e agenzie per trovare “donatori” di gameti o servizi gestazionali, di solito in cambio di un compenso economico. I residenti in Italia, o in Paesi in cui tali pratiche sono vietate, spesso si rivolgono al “turismo della fertilità”, ovvero si recano in Paesi in cui l’ART è legalmente disponibile. Questo è un aspetto di per sé eticamente controverso, perché presuppone che chi è ricco possa contravvenire alle regole del proprio Paese.
L’anonimato del donatore
Un’altra questione critica è l’anonimato del donatore, richiesto per legge nella maggior parte dei Paesi. Anche questa norma, infatti, appare in conflitto con il diritto dei bambini concepiti da donatori di conoscere le proprie origini biologiche.
Secondo una recente indagine sugli statuti e sugli approcci legislativi europei, la rigorosità dell’anonimato è ancora presente in 18 Paesi, sebbene in 5 di essi la divulgazione dell’identità del donatore sia possibile in caso di gravi condizioni di salute del bambino nato da donatore.