Italia, record europeo: papà per la prima volta, in media, a 36 anni
Un record europeo
L’Italia conquista un record europeo: l’età in cui si diventa padri per la prima volta è la più elevata del Continente. I più recenti dati ISTAT, infatti, indicano che in Italia si diventa papà mediamente a 35,8 anni, mentre in Francia a 33,9 anni e in Germania a 33,2. Un fenomeno sempre più frequente rispetto al passato, che riguarderebbe circa il 70% dei nuovi papà italiani: ciò significa che 1 uomo su 3 è ancora senza figli oltre i 36 anni d’età.
Questo dato mette in luce come la scelta della paternità venga rimandata in modo significativo rispetto al passato, quando si diventava genitori nell’età in cui oggigiorno si frequenta l’università. La tendenza a spostare nel futuro alcune tappe della vita adulta include anche l’accesso alla prima occupazione stabile, l’acquisto della prima casa e coinvolge in modo sostanziale anche le donne.
Le ragioni di una scelta di vita
Le ragioni dietro questa scelta possono essere molteplici:
- Instabilità lavorativa: L’ingresso tardivo nel mondo del lavoro e la precarietà occupazionale spingono molti giovani adulti a posticipare progetti di vita come la paternità.
- Difficoltà economiche: L’elevato costo della vita e le difficoltà ad accedere al mercato immobiliare contribuiscono al rinvio della decisione di avere figli.
- Ricerca di stabilità affettiva e professionale: Molti aspiranti genitori preferiscono attendere di avere una situazione sentimentale e lavorativa consolidata prima di intraprendere il percorso della genitorialità.
- Cambiamenti culturali: La visione della famiglia e della paternità è profondamente cambiata, con un maggior peso dato all’equilibrio tra vita privata e impegni lavorativi e un maggiore coinvolgimento dei padri nell’educazione dei figli.
Implicazioni della paternità in età avanzata
Se, da un lato, l’esperienza e la stabilità emotiva ed economica possono essere un vantaggio nel percorso genitoriale, dall’altro, la tendenza a ritardare la paternità non è priva di conseguenze.
La fertilità, infatti, ha il suo picco massimo tra i 20 e i 30 anni e, come ricordato recentemente anche dalla Società Italiana di Andrologia, la paternità ritardata dopo i 45 anni aumenta la probabilità di sviluppare problemi di salute a breve e lungo termine.
Numerose evidenze scientifiche indicano che le caratteristiche funzionali dello spermatozoo – motilità, morfologia e anche i danni al Dna – peggiorano con l’aumentare dell’età. A ciò si aggiunge che con l’età aumenta il tempo di esposizione agli inquinanti ambientali esterni, come le microplastiche, che hanno dimostrato essere un problema per la fertilità maschile.
Preservare la fertilità: un impegno prioritario
Avere figli in età più matura, quindi, può avere delle implicazioni importanti sulla fertilità, non solo per le donne ma anche per gli uomini.
Come suggeriscono gli esperti, è fondamentale sfatare il mito dell’uomo fertile a tutte le età e promuovere strategie di informazione, prevenzione e preservazione della fertilità maschile ed è bene iniziare in giovane età.
Di fronte a questa sfida, sempre più coppie si rivolgono alla procreazione medicalmente assistita. Questa scelta risponde non solo alla necessità di affrontare problemi di fertilità ma anche al desiderio di pianificare con maggiore precisione il momento della genitorialità.
Le tecniche di procreazione medicalmente assistita, dalla crioconservazione dei gameti alla fecondazione in vitro, offrono la possibilità di realizzare il sogno di diventare genitori, nonostante le difficoltà legate all’età.
Verso un futuro di sostegno e inclusione
L’età avanzata dei padri italiani è un fenomeno che riflette trasformazioni profonde nella società e nel concetto di famiglia. Affrontare le sfide connesse richiede un approccio olistico che consideri tutti gli aspetti della vita degli aspiranti genitori, dalla stabilità economica e lavorativa al sostegno emotivo e sociale, fino all’accesso alla procreazione medicalmente assistita.
Solo così sarà possibile garantire che la scelta della paternità, a qualsiasi età, possa essere vissuta come un percorso gioioso e inclusivo.
Fonti: