Attesa: l’attitudine che ci tiene vivi
Intervista alla Dr.ssa Francesca Forte, psicologa e psicoterapeuta
“Attendere” letteralmente significa rivolgere l’animo verso qualcosa. Dunque, l’attesa incomincia proprio nel momento in cui rivolgiamo il nostro animo verso forse uno dei desideri più grandi, che è quello di poter avere un figlio e poter diventare genitori.
Si tratta dunque di un’attitudine positiva, che ci tiene vivi, nella speranza che quello che desideriamo possa un giorno realizzarsi. Nell’illusione comune che per avere un figlio basti volerlo, inizialmente questa attesa si associa a un vissuto emotivo del tutto positivo e ad un’ansia fisiologica che ci dice di prepararci, perché quello che desideriamo sta per diventare realtà. Ci pone anche nella condizione di poter sognare, poter immaginare come questo poi possa renderci felici.
Purtroppo, però, sappiamo bene che l’attesa di poter concepire un figlio naturalmente non sempre e non per tutti ha un lieto fine, ha un esito positivo. È così che, spesso purtroppo, questa attesa si protrae per un lungo tempo e inizia ad essere scandita da numerosi tentativi di concepimento spontaneo a cui seguono poi numerosi fallimenti e test di gravidanza negativi che, in maniera reiterata, ci ricordano che purtroppo dobbiamo ancora attendere.
Le montagne russe
Con il tempo, dunque, questa attesa si fa sempre più lunga e il cammino verso la realizzazione del nostro desiderio diventa sempre più complesso. Molti scelgono di intraprendere un percorso di fecondazione assistita, ma anche questa volta torna l’attesa, di nuovo, e torna ancora più forte. E, in qualche modo, non è un’attesa benevola: il vissuto emotivo, infatti, delle coppie che intraprendono un percorso di questo tipo è stato descritto come una vera e propria montagna russa.
In questa prospettiva, a fasi e periodi in cui sperimentiamo speranza, ottimismo e aspettative, a volte anche troppo elevate, seguono poi dei momenti di brusca discesa, in cui viviamo magari l’insuccesso di una fase, fino ad arrivare al fallimento, in molti casi, del trattamento. Quindi vi sono delle brusche cadute, alle quali poi comunque segue di nuovo la speranza, e torniamo inevitabilmente ad attendere.
L’errore più grande: mettere in attesa tutta l’esistenza
Ma l’attesa non è rappresentata solamente dal percorso di fecondazione assistita in sé. Spesso capita che, mentre siamo intenti a controllare e a seguire con estrema dedizione tutte le indicazioni e le prescrizioni mediche, purtroppo commettiamo un grande errore, ovvero mettiamo in attesa l’intera nostra esistenza. Dunque, la coppia si trova deprivata della piacevolezza del vivere il momento presente e, in qualche modo, la vita inizia ad essere strettamente vincolata a questo desiderio, che purtroppo non è ancora stato realizzato.
Dunque, vivere nell’attesa che qualcosa di desiderato possa realizzarsi, come ad esempio il sogno di avere un bambino, o nell’attesa che qualcosa di catastrofico possa accadere, e quindi, pensare che questo bambino non arriverà mai, è sicuramente fonte di ansia e ci mette nella condizione di non riuscire più a godere della piacevolezza del momento presente.
Attendere, quindi, significa porre l’animo verso il desiderio più grande, che è quello di avere un bambino.
Ma nell’attesa dobbiamo sempre ricordarci di continuare a vivere e, soprattutto, vivere con pienezza, il momento presente e gli aspetti positivi che la vita è in grado di donarci.
Guarda RaccontARTi, storia di un percorso, la mini-serie sviluppata con Georgette Polizzi.