Infertilità femminile: quando la gravidanza tarda ad arrivare
La ricerca di una gravidanza può rivelarsi un cammino semplice per alcune coppie, più complesso per altre. In media, una gravidanza spontanea arriva dopo circa sei mesi di tentativi, ma in alcuni casi possono trascorrere anche dodici mesi o più. Quando, dopo un anno di rapporti regolari non protetti, il concepimento non arriva, può essere utile rivolgersi a uno specialista, per comprendere le possibili cause e valutare il percorso più adatto.
Le cause più comuni
Le difficoltà nel concepimento possono derivare da problematiche che coinvolgono l’intero apparato riproduttivo femminile.
Le cause più frequenti sono di tipo ovarico. Possono verificarsi situazioni di esaurimento ovarico precoce, in cui la quantità o la qualità dei follicoli ovarici risulta ridotta. In altri casi, pur in presenza di follicoli, può non avvenire l’ovulazione. Questo è tipico della sindrome dell’ovaio policistico, che rappresenta una causa importante di infertilità.
Seguono poi le cause tubariche, legate ad alterazioni delle tube di Falloppio. Le tube possono essere ostruite, impedendo così l’incontro tra ovocita e spermatozoo. Le ostruzioni possono essere causate da endometriosi o da malattie infiammatorie pelviche, spesso di origine infettiva (clamidia, gonorrea), contratte in giovane età e silenti al momento della ricerca della gravidanza.
A livello uterino, malformazioni congenite e asintomatiche come l’utero setto o la sellatura uterina possono ostacolare l’impianto dell’embrione. Anche i fibromi possono influire, ma solo se modificano la forma della cavità endometriale. Altre alterazioni, come i polipi endometriali, possono essere rilevate solo in seguito a esami diagnostici approfonditi, come l’isteroscopia.
Più rare, ma comunque possibili, sono le cause cervicali, come l’ostruzione del canale cervicale o le alterazioni del muco. Non vanno infine sottovalutate le difficoltà legate al coito, come nel caso di vaginismo.
Quando iniziare a indagare
Quando si cerca una gravidanza sarebbe bene sottoporsi agli esami preconcezionali, che consentono di conoscere lo stato di salute generale della coppia e individuare eventuali fattori di rischio prima del concepimento. Se la gravidanza non arriva – dopo 12 mesi di tentativi oppure dopo 6 mesi se si hanno più di 35 anni -, è utile rivolgersi allo specialista (ginecologo e andrologo) per fare una prima valutazione diagnostica. Solitamente si parte da un’ecografia pelvica per osservare utero e ovaie, e da un prelievo di sangue per valutare alcuni ormoni, come FSH, LH, estradiolo, progesterone e TSH. Questi esami vanno eseguiti nei primi giorni del ciclo mestruale.
Procreazione medicalmente assistita: da dove si comincia?
Esiste una sorta di “livello zero”, spesso poco considerato, che è l’induzione dell’ovulazione. È utile soprattutto nei casi di anovulazione, come nella sindrome dell’ovaio policistico, e talvolta può aiutare a risolvere la causa di infertilità.
Il primo livello vero e proprio della PMA consiste nell’inseminazione intrauterina, una tecnica con la quale gli spermatozoi vengono estratti dal liquido seminale in laboratorio e inseriti nell’utero nella fase dell’ovulazione. Solitamente è associata all’induzione dell’ovulazione, ed è una procedura semplice e ambulatoriale, che deve essere svolta in un centro di PMA specializzato e autorizzato.
Se non dà i risultati attesi, si passa alle tecniche di secondo livello: la fecondazione in vitro (FIVET) o l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI). In entrambi i casi è prevista la stimolazione dell’ovulazione, seguita dalla raccolta degli ovociti e si procede alla fecondazione in laboratorio. Nella FIVET gli ovociti vengono posti a contatto con gli spermatozoi e la fecondazione avviene autonomamente, mentre con nella ICSI lo spermatozoo viene inserito nell’ovocita dal biologo. In caso di ulteriori difficoltà si può ricorrere alla donazione di gameti, cioè alle tecniche di terzo livello.
La prevenzione deve iniziare prima, molto prima
La prevenzione dell’infertilità o, meglio, la cura della propria fertilità, dovrebbe iniziare ben prima della ricerca della gravidanza, già in giovane età. Tra i consigli che i medici indicano sempre:
- Smettere di fumare: il fumo è tra le principali cause di infertilità, sia per la donna sia per l’uomo.
- Limitare l’alcol e adottare uno stile di vita sano, curando alimentazione e attività fisica
- Proteggersi dalle infezioni sessualmente trasmesse, che spesso sono asintomatiche ma possono causare gravi danni all’apparato riproduttivo. Usare il preservativo e sottoporsi a controlli periodici è fondamentale.
Infine, un’opportunità importante è il social freezing, cioè il congelamento degli ovociti in giovane età. Si tratta di una tecnica che consente di preservare la fertilità in previsione di una gravidanza futura. Le donne che oggi hanno quarant’anni difficilmente ne hanno sentito parlare se non recentemente, ma per le ragazze più giovani può rappresentare una scelta consapevole per il futuro.
Si ringrazia per il supporto la Dottoressa Viviana Stampini, ginecologa.