Riserva ovarica: cosa dice sulla fertilità e perché è importante conoscerla
La fertilità femminile è un tema complesso e affascinante. Spesso, quando si parla di fertilità, si fa riferimento alla riserva ovarica. Ma che cos’è esattamente? Cosa ci dice sulla fertilità di una donna?
Conoscere questo parametro è particolarmente utile per chi sta cercando una gravidanza, per chi pensa di posticiparla e per chi intraprende un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA). Infatti, la riserva ovarica subisce un declino naturale con l’età, ma può essere influenzata anche da altri fattori.
La riserva ovarica e la fertilità femminile
La riserva ovarica rappresenta il patrimonio ovocitario di una donna ed è uno dei principali indicatori di fertilità. Il picco di massima fertilità si registra tra i 25 e i 30 anni, per poi iniziare un declino graduale dopo i 30-35 anni e più marcato dopo i 35 anni. Non si riduce solo il numero degli ovociti, ma anche la loro qualità, con un impatto significativo sulla capacità di concepire.
I fattori che influenzano la riserva ovarica
Oltre al tempo che passa, ci sono altri elementi che incidono sulla riserva ovarica. La genetica gioca un ruolo determinante: alcune donne, per predisposizione familiare, possono andare incontro a menopausa precoce e quindi a un declino anticipato della fertilità.
Anche fattori ambientali e stili di vita hanno un peso importante: dieta scorretta, obesità e fumo, ma anche inquinamento ed esposizione a sostanze tossiche, possono accelerare la riduzione della riserva ovarica. A ciò si aggiungono condizioni mediche come endometriosi, infezioni ginecologiche, trattamenti come chemioterapia e radioterapia, che possono compromettere la fertilità.
Come si valuta la riserva ovarica?
Il primo passo è un’anamnesi completa della donna, che includa informazioni sullo stato di salute generale, sulla regolarità mestruale e la storia dei cicli, su eventuali infezioni sessualmente trasmesse contratte in passato, familiarità con menopausa precoce. Successivamente, la riserva ovarica viene misurata e valutata attraverso alcuni esami:
- Ecografia transvaginale: permette di eseguire la conta dei follicoli antrali, ovvero il numero di follicoli visibili nelle ovaie all’inizio del ciclo mestruale.
- Dosaggio dell’ormone antimulleriano (AMH): un semplice prelievo di sangue misura i livelli di questo ormone, prodotto dai piccoli follicoli (antrali e preantrali). Valori elevati indicano una buona riserva ovarica, mentre valori bassi suggeriscono una riduzione della fertilità.
- Ormone follicolo-stimolante (FSH) ed estradiolo: alti livelli di FSH e di estradiolo sono spesso segnali di una riserva ovarica in declino.
La riserva ovarica cambia con l’età?
La riserva ovarica cala con l’età: il picco di fertilità femminile si verifica solitamente tra i 27 e i 30 anni, inizia a diminuire con il decrescere della riserva ovarica attorno ai 35 e si esaurisce verso i 43-45 anni, nonostante non si possa ancora parlare di menopausa. Le probabilità di concepimento, sia spontaneo sia con procreazione medicalmente assistita, diventano bassissime, con un rischio aumentato di abortività e di anomalie cromosomiche.
Riserva ovarica ridotta: cosa fare?
Le donne con una riserva ovarica ridotta possono valutare diverse strategie per preservare la fertilità:
- Crioconservazione degli ovociti (Social Freezing): permette di congelare gli ovociti in giovane età per utilizzarli in futuro.
- Terapie ormonali per l’induzione dell’ovulazione multipla, in vista di una fecondazione assistita.
Monitorare la propria fertilità già in giovane età, con il supporto di uno specialista, può essere determinante per pianificare una futura gravidanza in modo più consapevole.